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VINOCALABRESE NEWS, ricevo e pubblico:
Quattro domande sul vino calabrese ai candidati alla presidenza della Regione Calabria
LE RISPOSTE DI CALLIPO
1. Ogni produttore vitivinicolo impiega per questioni burocratiche circa 1/3 del suo tempo, l'impegno aumenta ancora di più per le piccole aziende. All'interno delle competenze regionali, cosa intende fare per ridurre la burocrazia?
Le lentezze della burocrazia regionale condizionano pesantemente molti ambiti produttivi. Esse non sono solo il frutto di una cattiva organizzazione amministrativa ma alla loro base vi è anche il peso di una politica che da tempo utilizza la pubblica amministrazione facendone uno strumento di clientele e di controllo del voto. La stessa problematica che io definisco da sempre “mafia con la penna” e che condiziona lo sviluppo stesso della nostra regione. Per questo una delle mie prime azioni, se sarò eletto presidente della Regione Calabria, sarà volta al riordino della macchina regionale che dovrà diventare il motore della rivoluzione pacifica che ho in mente, attraverso l’introduzione di una maggiore responsabilizzazione dei dipendenti, incentivi per chi lavora meglio, trasparenza nella gestione degli atti. A tal proposito ho in mente un ufficio, che dipenda direttamente dalla presidenza, con il compito di verificare, in base alle segnalazioni di imprenditori, commercianti, artigiani, ecc., eventuali ritardi o incongruenze rispetto alle procedure. È chiaro che il settore vitivinicolo presenta problematiche particolari e in questo ambito occorrerà dotarsi di competenze specifiche anche perché ritengo sia un settore strategico per la Calabria, assolutamente sottovalutato e sottodimensionato. Favorire una maggiore concertazione tra gli organismi preposti alla programmazione, al controllo, alla gestione del settore è sicuramente una delle strategie più urgenti da attuare per andare incontro alle aziende vitivinicole in termini di fornitura di assistenza e servizi a fronte ad una normativa nazionale e comunitaria che so essere vasta e in continua evoluzione.
2. La vitivinicoltura calabrese nonostante la storia millenaria risulta pressoché sconosciuta al grande pubblico. Quali sono le strategie che intende perseguire per la valorizzazione del mondo vitivinicolo calabrese?
E’ vero. Nonostante la storia importante, una buona parte dei consumatori non è a conoscenza del ruolo che ha avuto la Calabria come centro di diffusione delle cultura greca, ad esempio, che è all’origine della viticultura mondiale. O ancor peggio, chi conosce il retaggio dei vini calabresi si scontra poi con una distribuzione che non gli rende onore. C’è da dire che negli ultimi anni la situazione sembra leggermente migliore, ma molto resta da fare sul lato della domanda. Mi pare che la regione fino ad oggi si sia preoccupata solo di concedere contributi e finanziamenti finalizzati ad intensificare la produzione del vino. Ma sul lato della domanda, che oggi è la variabile più critica, che si è fatto? Poco e niente. Qualunque decisione d’investimento la politica prenda, e lo dico da imprenditore, deve essere preceduta dal confronto con gli operatori del settore. Non è ammissibile che, come spesso accade, cospicui budget regionali vengano assegnati per la realizzazione di eventi o campagne pubblicitarie di dubbia efficacia, senza tenere nella dovuta considerazione le reali esigenze delle aziende. E’importante il confronto continuo tra gli operatori del settore e gli amministratori delle risorse pubbliche, al fine di rendere qualsiasi investimento razionale ed efficace ed evitare, magari, di concentrarsi elusivamente su eventi fieristici costosi, promossi senza criterio e in maniera disorganizzata solo per mettere in bella mostra il nome della Calabria e dei suoi assessori. Anche perché di quei prodotti esposti non si trova poi alcuna traccia sul mercato, visto che le aziende non hanno le conoscenze con gli operatori giusti o non hanno una rete distributiva in quel mercato. Perciò penso in maniera differente; penso ad eventi mirati a far conoscere i nostri vini, in questo caso, ai diretti interessati agli acquisti, ai buyers, ai giornalisti di settore, non solo mediante trasferte all’estero delle aziende, ma anche invitando queste persone nella nostra terra e facendo loro apprezzare la bellezze dei nostri posti e bontà dei nostri prodotti, mediante percorsi guidati e programmati. La strada è lunga, ma credo che attraverso la costituzione di sinergie tra la classe politica e le aziende, investimenti razionali che mirino all’efficacia dei risultati piuttosto che all’enfasi mediatica, si possa fare molto e ridurre il gap di popolarità tra i nostri eccellenti vini e quelli prodotti in altre parti d’Italia e del mondo.
3. La Calabria è la regione con il più vasto patrimonio ampelografico autoctono, purtroppo molte varietà non sono ancora iscritte al Registro Nazionale delle Varietà di Vite. Cosa pensa di fare per tutelare e valorizzare questo immenso patrimonio?
Sono fermamente convinto che il patrimonio vinicolo calabrese vada tutelato e soprattutto valorizzato. Oggi il successo di un vino passa per la capacità di essere originale, esclusivo e di qualità. La Calabria ha tutte le carte in regola per offrire sul mercato vini con tali caratteristiche, proprio grazie alla ricchezza di vitigni autoctoni che possiede! Bisogna quindi porre la massima attenzione a tale problematica ed accelerare i tempi di verifica ed inserimento di tali varietà all’interno del registro nazionale delle varietà di vite. Così facendo, le aziende avranno maggiori garanzie per i propri investimenti nella qualità, contando sulla possibilità di poter concentrare le proprie attenzioni su vitigni che si legano al territorio e alla storia della Calabria, ma che siano al tempo stesso ufficialmente riconosciuti, quindi anche spendibili in termini di marketing e comunicazione. Serve poi, come mi dicono spesso gli amici imprenditori del settore, un serio e oculato censimento delle quote, con particolare attenzione quelle che giacciono inutilizzate.
4. La commercializzazione del vino è strettamente legata alle qualità del terroir d'origine. Pensa che le difficoltà nella vendita del vino calabrese siano legate alla devastazione diffusa del territorio? Se si, cosa pensa di fare per evitare ulteriori scempi e rimediare a quanto già fatto?
Sono due problematiche apparentemente diverse. Il terroir è l`insieme di suolo, clima, vitigno, conoscenze contadine, tecniche agronomiche ed enologiche, capaci di differenziare un vino. Tuttavia è chiaro che il vino, un po’ come tutti i prodotti agroalimentari, si vende insieme al territorio di riferimento. I consumatori ricercano non solo la qualità del prodotto, ma anche l’esperienza di un viaggio ideale verso la terra che lo ha prodotto. E purtroppo oggi la Calabria non gode di un’immagine tale da far pensare ad un bel viaggio. Bisogna ritornare alla normalità anche in questo, valorizzando i due assi strategici dell’economia calabrese: l’agroalimentare e il turismo. Dobbiamo ripulire la Calabria dall’immagine di un territorio dove la criminalità, l’abusivismo edilizio, la carenza d’infrastrutture, la malasanità, il clientelismo giocano un ruolo dominante, allontanando la gente dallo scegliere i prodotti calabresi o la Calabria quale meta dei propri viaggi. In concreto, a livello regionale bisognerebbe ricercare maggiori sinergie tra l’offerta turistica e la proposta dei vini calabresi. E’ inaccettabile che in molte strutture ricettive della regione, ancora oggi, l’offerta di vini calabresi sia molto limitata o addirittura assente. Come si può pensare che la gente compri i nostri prodotti, se già nella nostra regione vengono spesso offerti e preferiti prodotti di altre regioni? In tal senso, la Regione dovrebbe sensibilizzare maggiormente gli operatori attraverso una più ampia diffusione della conoscenza dei vini regionali e con sistemi incentivanti di inserimento dei vini nelle proprie strutture, in concerto con i produttori vitivinicoli.